Dalla Restaurazione al Risorgimento
Quando,
dopo il periodo napoleonico, Vittorio Emanuele I entrò in Torino, i
rappresentanti della vecchia classe aristocratica crescentinese che
avevano servito il passato regime, sia pure in organismi di modesto
rilievo politico, non subirono gravi contraccolpi; tuttavia, il decreto
del 21 maggio 1814 che abrogava le innovazioni introdotte dal governo
napoleonico, li colpì inevitabilmente e il loro posto fu occupato da
coloro che erano rimasti fedeli alla monarchia sabauda. Il nuovo
comandante della provincia di Vercelli,
Luigi Albrione, fin dall'aprile del 1815, invitava il sindaco di
Crescentino a redigere un rapporto riservato su tutte quelle persone che
avevano avuto incarichi da parte del governo napoleonico e, dopo la
disfatta di Waterloo (15-20 giugno), ordinava, entro il termine
perentorio di 20 giorni, il rimpatrio di tutti i funzionari francesi
eventualmente dimoranti nella città dal 1792. Ai passati sconvolgimenti,
come ci si esprimeva nel gergo burocratico, la Restaurazione reagì
chiamando al governo uomini impreparati per affrontare problemi
economici e finanziari imposti dal nuovo assetto politico. Cosicché, sia
nell'amministrazione comunale che in quella dell'ospedale, non passò
molto tempo che ritornarono gli stessi crescentinesi che servirono il
governo di Bonaparte.
Se la borghesia locale, collusa coli'amministrazione
francese, aveva cercato di far buon viso al ritorno della monarchia
sabauda, le classi rurali del territorio trovarono solo un apparente
sollievo nella scomparsa di qualche tributo, poiché, poco dopo,
nonostante alcuni cambiamenti, si verificò una carenza di prodotti
agricoli, tanto che il comune dovette provvedere con mezzi straordinari
al reperimento del grano e di altri cereali anche da paesi vicini. Ciò
fu causato particolarmente dall'esercito austriaco, al comando del
principe di Scharzemberg, che aveva preso possesso del Piemonte a nome
del Consiglio di Reggenza. I soldati di passaggio da Crescentino,
depredarono con la violenza gli abitanti delle borgate, indi
presentarono al comune una lista di vìveri di prima necessità: pane,
carne, riso, cereali, vino, acquavite, sale e fieno. Alle prime
rimostranze incendiarono il civico quartiere a scopo intimidatorio,
finché la comunità dovette cedere e, dal 9 maggio al 16 giugno 1814, fu
costretta a somministrare 10.479 razioni di pane, senza contare gli
altri rifornimenti e i mezzi da trasporto, come buoi e cavalli.
L'eccessiva reazione contro le innovazioni napoleoniche finirono per
condurre il Piemonte intero ad una grave crisi finanziaria. Neanche
uomini intelligenti e capaci come Prospero Balbo e Giuseppe de Maistre
riuscirono ad attuare le necessarie riforme. Andava frattanto crescendo
il pensiero liberale che, com'è noto, costituì uno degli aspetti più
importanti della cultura durante la Restaurazione, in quanto
rappresentava il valore moderno della civiltà, il pluralismo e la
laicità dello stato. Lo stesso Carlo Alberto aveva relazioni con molti
aristocratici che nutrivano queste idee e, quando nella primavera del
1821 il contrasto tra reazionari e liberali andò crescendo, egli rinnegò
ogni appoggio promesso. Con piena coscienza dell'inevitabile
sacrificio, si oppose Santorre di Santarosa, cercando di galvanizzare la
resistenza dell'esercito costituzionale e di portarlo sotto Novara,
dove P8 aprile si combattè contro le truppe austriache che avanzavano
per ristabilire il governo assoluto in Piemonte. Durante la notte e nel
giorno successivo, mentre imperversava un violento temporale, oltre due
mila soldati con cavalli ed artiglieria pesante, sbandati e senza ordini
precisi, raggiunsero Crescentino, minacciando di distruggere la città
se non fosse intervenuto il maggiore Luigi Monateri, il quale, con la
fermezza del vecchio militare, riuscì a richiamarli al senso dell'onore e
salvare il paese dalla catastrofe.
Quando nel 1832 Giuseppe Mazzini da Marsiglia lanciò il suo
manifesto programmatico della Giovane Italia, aderirono fin dal
principio due crescentinesi: l'ex ufficiale dei dragoni di Savoia
Alessandro Reale e l'avvocato Giovanni Tournon, i quali, insieme
all'ingegner Pietro Bosso di Vercelli (1799-1857), svolsero attività di
propaganda delle idee mazziniane. Successivamente, non risulta ci siano
state significative adesioni della borghesia locale ai vari movimenti
rivoluzionari. La concessione dello Statuto (8-2-1848) fu però accolta
non solo da formali manifestazioni indette dal comune, ma anche con
giubilo dalla popolazione e per l'occasione venne dedicata a tale
avvenimento la contrada degli Scaramanni (ora via Francesco Bena). Gli
avvenimenti successivi si inseriscono nella storia del Risorgimento
italiano, dove la città di Crescentino espresse importanti personaggi,
come il tenente Generale Ettore Bertolè-Viale (1827-1892), il maggiore
dei bersaglieri Sebastiano Costantino (1831-1916), il professore don
Giacomo Vincenzo Bossi (1787-1866). Quest'ultimo, chiamato dal conte
Cesare di Saluzzo ad insegnare presso la regia accademia militare di
Torino, entrò in contatto col mondo intellettuale e collaborò con
Massimo d'Azeglio al giornale Amico d'Italia. Ottennero la medaglia
d'argento al valor militare per particolari meriti il generale Felice
Barrilis, Adriano Tournon, il sergente Antonio Borgondo e il soldato
Crescentino Laio del 9° reggimento fanteria, mentre al capitano Lorenzo
Bertolè-Viale fu concessa la medaglia di bronzo. Il sottotenente Gaspare
Giovanni Bottino (passato all'arma dei carabinieri) fu insignito della
croce dell'ordine Militare di Savoia per la difesa del palazzo delle
finanze di Palermo, durante i moti del settembre 1866.
Resta da ricordare come il 25 marzo 1859, con una gigantesca
operazione che suscitò vivaci reazioni fra i contadini di Crescentino e
San Genuario, vennero allagate le campagne vercellesi, facendo
straripare i canali demaniali, per ostacolare l'avanzata austriaca.
L'allagamento - come testimoniò l'ingegner Carlo Noè - fu attuato
mediante sbarramenti trasversali, in modo tale che le acque prendevano
per ogni dove a sommergere le campagne adiacenti, portando la mia
attenzione di preferenza su Crescentino, Saluggia e Cigliano, avvengaché
io riputassi, essere questa la prima barriera da frapporsi
all'avanzamento del nemico verso Chivasso; e tanto vi adoperai, che
segnatamente il territorio di Crescentino e sue adiacenze al passo della
Dora di sant'Anna, siccome più scoperto e di facile passaggio, si
trovasse, e lo fu di fatto, letteralmente convertito in lago.
I danni provocati all'agricoltura furono ovviamente ingenti,
ma con questa iniziativa -dirà più tardi Cavour - noi abbiamo impedito
ali 'invasione austriaca di estendersi fino alla capitale. Tuttavia,
verso la fine del mese successivo le forze imperiali attraversarono il
Ticino per marciare su Torino, al fine di neutralizzare l'esercito sardo
prima che le divisioni di Napoleone III comparissero sul Po. Le truppe
sabaude, con abile decisione strategica, rimasero concentrate nella zona
collinosa a sud del Po, compresa fra Casale Monferrato, Valenza ed
Alessandria. Qui si distinse il bersagliere crescentinese già ricordato
Sebastiano Costantino, mentre nelle successive battaglie di Montebello,
Palestro e Magenta si guadagnarono la croce d'argento al valor militare e
la legion d'onore francese i fratelli Ettore e Carlo Francesco
Bertolè-Viale, il primo col grado di maggiore e il secondo con quello di
capitano.
Fra il 1861 e la vigilia della prima guerra mondiale, anche
Crescentino ebbe, come riflesso delle istituzioni liberali, la
possibilità di far partecipare alla cosa pubblica molti dei suoi
migliori cittadini. In generale, lo sviluppo della produzione
agricolo-artigianale, impiegando masse di lavoratori sempre più cospicue
nella produzione di beni e di servizi, diede modo di rivendicare tutta
una serie di diritti, che andavano dal voto alla possibilità di
associarsi per fini politici e sociali. Nacque così la Società degli
artisti, operai e contadini della città e territorio di Crescentino, dal
motto Amiamoci-Uniamoci-Soccorriamoci, avente per scopo la fratellanza e
il mutuo soccorso. Con regio decreto del 23 dicembre 1866, in ogni
capoluogo di circondario venne istituito un Comizio grario per l'utilità
e l'incremento dell'agricoltura. Il comune di Crescentino vi partecipò
con un rappresentante, onde poter collaborare e promuovere iniziative e,
insieme ai soci del sodalizio, sensibilizzare il governo su problemi
concernenti l'agricoltura. Più tardi (1872), venne costituita la Società
per i Militari in congedo, che si proponeva non solo di celebrare
ricorrenze di carattere militare, ma anche di aiutare i reduci feriti,
malati o meno abbienti. L'attività di tali sodalizi si accompagnava
spesso con festeggiamenti, ritrovi, balli o altre forme di ricreazioni
popolari, sempre finalizzate alla promozione sociale dei componenti. La
società era anche un luogo per poter discutere fuori dalle osterie su
problemi di vario genere, dalla politica all'economia, soprattutto
quando si trattava di eleggere un rappresentante locale al Parlamento di
Roma.