La fine del Dominio Feudale
Quando
agli inizi del 1613 il duca di Savoia si organizzò per un attacco di
sorpresa al Monferrato, il borgo di Crescentino assunse un'importanza
fondamentale per i collegamenti con Torino ed Asti, attraverso il
controllo del porto natante sul Po. In
seguito alle continue lagnanze del comune e di alcuni notabili molto
influenti contro i nuovi signori, il duca decise di acquistare il feudo
per la somma di 16.875 ducati, concedendo ai Tizzoni l'investitura di
Rive, Costanzana, Pertengo, nonché il titolo onorifico di marchesi di
Crescentino. Con successivo atto del 23 dicembre avvenne la formale
cessione del feudo, diritti e giurisdizione, al comune di Crescentino
per la somma di 30 mila ducati.
Tale atto, quantunque assai oneroso, fu di rilevante
importanza, in quanto non solo poneva fine al dominio signorile, ma
precludeva per il futuro l'instaurarsi di qualsiasi rapporto feudale, ad
eccezione dei figli legittimi di Casa Savoia. Con la morte di Carlo
Emanuele Tizzoni senza figli, avvenuta - come si è detto - nel 1592, la
discendenza continuò attraverso un ramo collaterale. Fra i personaggi di
tale ramo cadetto, che nei secoli XVII e XVIII ebbero cariche militari e
politiche ricordiamo Giorgio Enrico Emanuele, gentiluomo di camera e
cavaliere dell'Ordine Mauriziano; Giovanni Battista Sigismondo, morto a
Torino il 29 gennaio 1726; Lucio Tommaso (1719-1792), tenente generale;
Giuseppe Amedeo Alessandro (morto nel 1782), che ebbe tre figlie:
Paolina (1735-1817), sposatasi col conte Girolamo Scarampi di Camino, al
quale portò in dote anche l'archivio dei Tizzoni (oggi custodito presso
la Biblioteca Reale di Torino); Maria Teresa Camilla, (morta nel 1818),
dama della regina Maria Antonia Ferdinanda, sposatasi col marchese
Giambattista Fontana di Cravanzana; Maria Angelica Luisa, sposatasi col
conte Giacomo Gamba della Perosa e morta a Torino il 19 gennaio 1819.