Dal Fascismo allo Stato Democratico
Anche
se il processo politico che portò l'avvento del fascismo è una
problematica già ampiamente studiata, per quanto attiene l'ambito
strettamente locale, manca un'analisi attenta e puntuale sui primi
movimenti e sulle persone che vi aderirono. Una serena e distaccata
valutazione storica è comunque assai difficile per la grande diversità
di fenomeni e situazioni che si susseguirono nei vari paesi del
vercellese due anni dopo la fine della guerra 1915-1918. In quel periodo
si erano sviluppati un pò ovunque gravi malcontenti contro il rincaro
della vita e un diffuso malumore verso quel capitalismo che non voleva
rinunciare agli alti guadagni minacciati seriamente dalla riconversione
industriale. Nelle campagne cresccntinesi, in analogia a quanto avveniva
altrove, i braccianti agricoli e i mezzadri erano in continuo stato di
tensione contro i proprietari, i quali
facevano pagare la diminuzione dei profitti agli elementi più deboli
della catena di lavoro. Di fronte a questa situazione gli interventi
governativi non fecero altro che accrescere il disappunto delle masse
popolari e i provvedimenti indussero il capitalismo finanziario a
coalizzarsi per respingere le richieste di operai e contadini. Su questo
tessuto si inserì il movimento fascista, per la cui formazione
entrarono in gioco anche diversi altri fattori, dalla smarrita fede nel
liberalismo razionale, all'avversione verso i sindacati e verso il
socialismo d'ispirazione bolscevica, temuti dalla borghesia. Quando sul
principio del 1921, l'attività dello squadrismo si diffuse in tutto il
vercellese con risse violente, intimidazioni, accoltellamenti, morti e
occupazioni di sedi comunali, il fenomeno fu sottovalutato. Molti
ritennero che esso, dopo aver ridotto al silenzio i propri avversari,
sarebbe rientrato nella legalità costituzionale. Ma tali previsioni non
si avverarono e, poco più tardi, i fascisti diranno che lo stato
liberale non riuscì né a dominare la realtà effettiva, né a mantenere
l'ordine pubblico. Conseguentemente, essi avevano dovuto assumersi il
compito di dare un nuovo ordine sociale ed economico, quando la fase
socialista aveva esaurito la sua esperienza.
A queste direttive furono costretti ad adeguarsi anche gli
amministratori del comune di Crescentino, i quali in seduta
straordinaria indetta dal sindaco il 30 marzo 1924, uscirono con un
comunicato, ambiguo nella forma, ma chiaro nella sostanza, inneggiante
all'immane opera di ricostruzione spirituale ed economica iniziata dal
governo di S. E. Mussolini, per sostenere la quale appariva doveroso
impiegare tutte le proprie forze al trionfo della lista nazionale,
mediante un Comitato esecutivo di cinque membri con l'incarico di
lanciare un appello elettorale e di concretare tutti quei mezzi pratici
che reputi più acconci e conformi alle direttive ventilate doli
'assemblea medesima. Però, rispetto ad altri paesi del vercellese, il
fascismo a Crescentino penetrò un pò più tardi, dapprima solo a livello
ideologico presso alcune famiglie borghesi e poi anche nell'ambiente dei
lavoratori agricoli.
Il primo podestà fu l'avvocato Febo Carette che si dimise
nel 1932, le cui funzioni furono assunte dal consigliere di prefettura
dottor Ugo Severini. Seguì il geometra Giovanni Miglino, indi dal 29
marzo 1941 il geometra Antonio Dellarole. Anche a Crescentino, dopo l'8
settembre 1943 si formò un gruppo di opposi zione armata all'occupazione
tedesca e alla repubblica di Salò, che costituì l'embrione del futuro
C.L.N.
Nelle campagne e nelle vicine colline di Verrua Savoia la
guerra civile si fece sentire in tutta la sua asprezza. Le reazioni
nazifasciste alle azioni partigiane, spesso condotte in modo
improvvisato, assunsero caratteri di inumana crudeltà, ricorrendo
all'uccisione di persone civili ed i nnocenti, come accadde l'8
settembre 1944, quando vennero fucilati nove uomini sul piazzale della
stazione ferroviaria, quale ritorsione per l'uccisione di un tedesco da
parte di partigiani nel ristorante della stazione stessa. Undici giorni
dopo la città venne prima saccheggiata e poi incendiata dai tedeschi.
Trentanove case andarono distrutte e i danni furono stimati in 50
milioni dell'epoca. Pur nella sua grande diversità di situazioni, la
Resistenza significò comunque un rifiuto all'incivile ideologia
nazifascista e rappresentò un particolare valore morale nella lotta per
la libertà e la democrazia.
Il 2 giugno 1946 segnò la nascita della Repubblica e,
diciotto mesi dopo l'elezione di un'Assemblea costituente, il 22
dicembre 1947, venne approvato il testo definitivo della Costituzione.
Il primo sindaco del dopoguerra fu il maestro Guido Casale (socialista),
seguì dal 1951 al 1985 il professor Massimo Pedrale (democristiano),
indi il geometra Giovanni Franco Bonesso (socialista), a cui successe il
professor Luigi Canonica (socialista). Infine, dal 1995 la dottoressa
Marinella Venegoni, giornalista, sotto il simbolo Amare Crescentino.